Michael Sacchettini nasce il 6 gennaio 1995, si appassiona alla pallacanestro e, guarda un po’, cresce nel vivaio di College Basketball. È uno dei primissimi ragazzi usciti dal nostro settore giovanile capace di trovare spazio nei campionati nazionali, tra Serie A2 e Serie B. Oggi, Mike, è a Piacenza e, qualche giorno fa, assieme alla sua Bakery, ha sollevato il primo trofeo ufficiale LNP del 2021: la Coppa Italia. Assieme a lui riviviamo le emozioni, i retroscena e anche qualche ricordo del passato. 

Michael, qual è stato il primo pensiero quando avete vinto la Coppa Italia?

È stato fantastico. È stato un bell’insieme di emozioni. Lì per lì ero incredulo, ci ho messo un attimino a capire che sì, avevamo davvero vinto la Coppa Italia. Dopodiché pelle d’oca, felicità ed entusiasmo per la vittoria”.

Com’è poter vivere con la pallacanestro e giocare tutti i giorni?

È ovviamente un sogno, però ci sono anche tanti sacrifici da fare. Sono sempre lontano da casa, lontano dagli amici, eppure penso sempre che ne valga la pena, perché ci sono alcuni giorni in cui mi fermo e penso wow, sto davvero facendo la cosa che più mi piace”.

Cosa ti porti dietro dagli anni del College?

Dagli anni a Borgomanero mi porto dietro tanto. Ringrazio ancora Federico Ferrari, Federico Bozzato, Andrea Bertani, oltre a Stefano Di Cerbo e Francesco Rossi. È grazie a loro se oggi sono qua, mi hanno aiutato tanto a crescere, a livello fisico e mentale. Poi quando mi sono fatto male al ginocchio, Federico Ferrari è stato il primo a preoccuparsi per me, a prendermi e portarmi all’operazione. Devo molto a quell’ambiente”.  

In un mondo in cui si cambia casa così spesso, a chi ti sei legato di più nell’ambiente pallacanestro?

A Borgomanero sono rimasto legato soprattutto agli allenatori, poi conosco bene i figli del Mine. Poi, come giocatori invece, Francesco Papa e Matteo Battisti, con cui ho giocato due anni assieme a Forlì”.

La crescita del College è stata importante, com’è percepita la nostra realtà in Italia?

Ormai College è una realtà affermata. Una società che punta alla crescita dei giovani, che è sempre presente alle principali manifestazioni giovanili… è ammirevole. È bello vedere realtà che ci tengono davvero alla crescita dei ragazzi, sia fisica, che tecnica, che mentale”. 

Hai qualche aneddoto da raccontarci di questa Coppa Italia?

“In realtà due cose simpatiche ci sono. La prima dipende dalla mia scaramanzia: durante la manifestazione io assieme ad alcuni miei compagni ci assicuravamo che le macchine fossero sempre le stesse e che i posti a tavola fossero rispettati. Alla fine ha portato fortuna! Poi, dopo la vittoria abbiamo “festeggiato” per quanto possibile: ci siamo fermati a cena in un autogrill e abbiamo fatto un po’ festa. Un po’ diverso rispetto al normale”.

Chiudiamo con un auspicio per il futuro della tua carriera. 

Il primo obiettivo che mi pongo è quello di non sentirmi mai “arrivato”. Bisogna sempre avere voglia di salire un gradino in più, di fare un passo oltre e continuare a migliorare, a qualsiasi età. Un giocatore non può e non deve mai rilassarsi secondo me. Concretamente parlando io punto alla Serie A2. Voglio dimostrare a me stesso che posso stare in quella categoria, dunque lavoro tutti i giorni con l’obiettivo di diventare un solido giocatore di A2”.